Ho sempre amato disegnare. In gioventù, i miei Maestri sono stati Armando Donna, incisore, e il pittore Francesco Rinone; più recentemente ho ricevuto lezioni dagli acquarellisti Margherita Leoni, Kim Sommerschield e Paola Trussoni. I miei soggetti preferiti sono i volti di persone.
L’altro mio hobby è la composizione di filastrocche, iniziata per caso una quindicina di anni fa e che all’occasione mi diverte ancora adesso. Eccone una piccola scelta.
Pedalando (2010)
Andando in bicicletta per Milano
la sto scoprendo meglio, a mano a mano
che, un po’ più confidente, sui pedali
m’inoltro per i parchi e per i viali…
In vicoli contorti e strette vie
resti romani ed altre archeologie
s’alternano a cortili e vecchi chiostri;
su antiche palazzine, certi mostri
sorreggono i balconi (son gargoyles),
e spesso mi sorprende un bel trompe-l’oeuil.
Se volto il naso in su, io mille statue
vedo sbucar, in pose eroiche o fatue,
da nicchie praticate nei frontoni
di chiese, oppur svettar sui cornicioni;
e ancor più in alto, inaspettate, pure
con tante profumate fioriture
di rose e piante di tutte le razze
come miraggi splendon le terrazze.
Così, felicemente io mi spingo
un poco, ogni giorno, più lontano;
negli occhi e nella mente mi dipingo
la splendida città che tanto amo.
Papere (2010)
Ovunque scorra un rivo
tranquillo e inoffensivo,
o s’apra un bel laghetto,
quel luogo lì è perfetto
(e non solo d’estate)
per pàpere palmate:
le vedi sciacquottare
e lievi parlottare,
nuotare zigzagando
la fretta messa al bando…
qualcuna a riva resta
e strane pose assume
mentre torce la testa
lisciandosi le piume;
un’altra, avventurosa,
si tuffa senza posa,
la coda in verticale:
sparisce e poi risale.
Talvolta, tutt’a un tratto,
qualcuna fa uno scatto
e vola via; ma torna
ben presto, e ti frastorna
strillando mentre plana
in mezzo alla fontana.
Starnazza prepotente
un’altra lungo il greto:
da lungi la si sente;
alla sua voce roca
sfuggendo, nel canneto
s’infratta, zitta, un’oca.
Noche caliente (2010)
Se son bollenti le temperature
che affliggon pur di notte le pianure,
inutilmente il sonno si prefigge
chi dentro al letto al par d’un pollo frigge.
Sbarrati gl’occhi, insonne avvien ch’ei giaccia;
si prova a ingurgitar dell’acqua ghiaccia,
sperando che un tal shock poi non gli nuoccia,
e scampo va a cercar sotto la doccia.
Ritorna alle lenzuola; via il pigiama;
cento espedienti astutamente trama
per cacciar via il calor con la corrente,
ma è vano faticar: non cambia niente.
Le due, le tre… cantare già si ode
un usignolo, e a lui – disfatto – rode
che nonostante passino le ore,
avvolt’è ancora in nube di sudore.
Il cielo si colora; giunge l’alba;
s’aggira con la faccia pesta e scialba,
e mentre fa il caffé, a mezzo sveglio,
sa già che l’indoman non sarà meglio.
Quando si incontrano gli amici sessantenni… (2023)
Se passati son sessanta
(anni, intendo) ed è pur tanta
ancor la voglia d’incontrarsi,
sempre più diventan scarsi
gli argomenti di confronto:
dei malanni si fa il conto!
Sia la schiena, sia il ginocchio,
sia l’orecchio oppure l’occhio,
non si scappa: è ahimé fatale
che qualcosa faccia male.
Si consiglia il tal dottore,
o lo studio del dentista
che ad un prezzo di favore
ti può far tornare in pista.
Sembra facciano un gran bene
cure con l’ibuprofène,
e con l’àrnica in pomata
il dolor va in ritirata.
Se nel fare tale lista
un pochin ci si rattrista,
al contrario: stiamo allegri,
non saremo a lungo egri*
come quei dei tempi andati
che restavano malati,
e che un solo raffreddore
rispediva al Creatore:
ma per molto ancora arzilli,
svegli e lesti come grilli
di viaggiar facciam progetti,
e corriamo a far biglietti.
* egro = malato (termine antiquato)